Cinema

Torino Film Festival 2009: prime anticipazioni

Torino Film Festival 2009: prime anticipazioni

L'edizione 2009 del Torino Film festival, rassegna che si svolgerà dal 13 al 21 novembre, prevede diverse sezioni. Interessante il CONCORSO INTERNAZIONALE LUNGOMETRAGGI, riservato ad autori alla prima, seconda o terza opera. Quattordici i film di nuova produzione e inediti in Italia, che saranno presentati alla manifestazione. Come sempre incentrato sul cinema “giovane”, il festival si rivolge principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimono le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale. Infatti, nel corso degli anni sono stati premiati ai loro inizi autori come Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige, Lisandro Alonso. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze: in questo senso, il documentario (attualmente un “genere” espressivo fondamentale) non sarà presente solo nel concorso specifico riservato ai documentari italiani, ma attraverserà tutte le sezioni del festival, compreso il consorso principale. Nel 2008, sono stati premiati Tony Manero di Pablo Larraín (Miglior film), Prince of Broadway di Sean Baker (Premio speciale della giuria), Emmanuelle Devos in Non-dit di Fien Troch (Premio per la migliore attrice), Alfredo Castro in Tony Manero (Premio per il miglior attore). E' dedicata a Nicholas Ray, figura fondamentale nel passaggio dal cinema classico alla Hollywood del disincanto, la seconda retrospettiva del 27° TFF, a cura di Emanuela Martini, e che presenterà tutti i film diretti da Ray e una selezione di quelli che ha sceneggiato e interpretato. Ventiquattro film in quasi trent’anni di carriera, compresi il primo, diretto per la televisione nel 1946 (Sorry Wrong Number, dal dramma che fu alla base due anni dopo di Il terrore corre sul filo di Litvak), l’ultimo, We Can’t Go Home Again, realizzato nel 1973 con gli allievi del college dove insegnava cinema, e il “testamento” del 1980, firmato con il regista-discepolo WimWnders, Nick’s Movie. Nicholas Ray è stato un hollywoodiano anomalo, autore a pieno titolo, innamorato dei generi e del cinemascope, amato dai critici, soprattutto europei e in particolare da quelli dei “Cahiers du cinéma”. Nicholas Ray era colto, politicizzato, appassionato di letteratura, teatro, musica popolare, aveva studiato architettura con Frank Lloyd Wright e aveva cominciato a lavorare in teatro con Elia Kazan, che era suo amico, come Joseph Losey, suo concittadino. E, come loro, arrivò al cinema nel dopoguerra, in un’America disorientata e dilaniata dalle contraddizioni: al primo consumismo e all’aumento della scolarità facevano da contraltare la disoccupazione, l’emarginazione, i conflitti razziali, la delinquenza giovanile. Questa fu la sua America, percorsa da giovani outsider in cerca di identità, da donne capaci di combattere per un’idea morale, da fuggiaschi, da perdenti, da pazzi idealisti, da padri e figli incapaci di riconoscersi, da coppie senza futuro. Sotto, il perbenismo della classe media, che nasconde i conflitti dietro una falsa rispettabilità e che uccide le speranze. Nicholas Ray fece dei western, dei melodrammi familiari, dei gangster film, dei film di guerra, dei drammi psicologici e, infine, dei kolossal nei quali dilapidò il favore dei produttori, dei critici e talvolta anche del pubblico. Ma i suoi generi erano solo all’apparenza “hollywoodiani”. Ray, come molti altri cineasti americani degli anni ‘50, cominciò a corrodere quei miti che il cinema americano precedente aveva, almeno in parte, creato: i suoi giovani (soprattutto il James Dean di Gioventù bruciata, ma anche il suo Jesse James, o i due giovani innamorati in fuga de La donna del bandito) forniscono un modello a tutto il cinema successivo. I suoi scontri di caratteri rivelano l’isteria che domina la società, i gesti dei suoi personaggi (dal padre impazzito di Dietro lo specchio al cowboy disilluso di Il temerario) vanno contro il buon senso, le sue figure femminili svettano, perdute ed enormi (da sua moglie Gloria Grahame a Ida Lupino, dalla Vienna di Johnny Guitar alla Cyd Charisse di Il dominatore di Chicago). Il mondo è sottosopra, infuocato dal technicolor ed enfatizzato dal cinemascope, e nei suoi film la civiltà mostra il proprio volto barbaro e decadente. Info: www.torinofilmfest.org